Certo, non se ne sente tanto il bisogno. Ognuno crede di esserlo già a sufficienza. Anzi sarebbe meglio trovare un modo per rendere intelligenti gli altri.
Perché, gli “altri”, si sa, sono sempre peggio di noi. Basta avere un account facebook per vedere uno schermo pieno di “amici” che si lamentano della stupidità degli altri. E credo che, statisticamente parlando, tra quegli “altri” ci siamo spesso noi. Anche se poi clicchiamo “mi piace”.
Forse dovremmo ragionare paradossalmente, alla Watzlawick (quello di Istruzioni per essere infelici per intenderci), come suggerisce questo famoso video, per la pillola della stupidità. (E’ in inglese, se non lo sapete mettete il volume abbastanza alto in modo che i colleghi sentano e annuite sorridendo qua e là. William James approverebbe ;))
Vuoi essere intelligente? 4 suggerimenti dalla scienza
1. Divertiti con l’enigmistica
Una ricerca del 2012 della Washington University di San Louis ha dimostrato che come sudoku e cruciverba possano essere dei toccasana per il nostro cervello. Ecco uno stralcio di un’intervista di una neuroscienziata italiana del CNR, la dott.ssa Stefania Maggi, dell’Istituto di Neuroscienze di Padova che recentemente ne ha parlato qui:
“Diversi gruppi di ricerca si sono dedicati in maniera specifica agli effetti dei giochi enigmistici”, spiega Stefania Maggi dell’Istituto di neuroscienze del Cnr. “Uno studio della Washington University di San Louis ha coinvolto 183 anziani, suddivisi in due gruppi. Il gruppo attivo ha partecipato per 16 settimane a un programma di training cognitivo e ‘problem solving’ che comprendeva una settimana di lezione sul ragionamento induttivo, esercizi di Sudoku e parole crociate da svolgere a casa per un totale di 15 ore settimanali. Dall’indagine è emerso che questi anziani, rispetto al gruppo di controllo, mostravano effetti positivi non solo sulla capacità di ragionamento logico, ma anche sull’apertura mentale, un tratto di personalità che si manifesta, tra le altre cose, con l’attitudine a cercare e sperimentare esperienze nuove e cognitivamente stimolanti e a pensare in modo creativo”.
2. Leggi romanzi e se vuoi il meglio, leggi Kafka!
Intelligenza verbale
Sulla lettura vi sono innumerevoli ricerche che dimostrano la sua efficacia nel rendere più intelligenti (vedi qui), ma c’è da dire che spesso il costrutto di intelligenza è basato su capacità verbali e conoscenze legate allo studio… quindi è un pelo tautologico: come dire la bellezza è quella caratteristica che prevede una figura slanciata e poi dimostrare che le persone alte sono percepite come belle. Cambiando descrizione del costrutto (intelligenza o bellezza) cambia il resto.
Intelligenza sociale
Molto più interessante, invece, è una recentissima ricerca del 3 ottobre 2013, in cui si dimostra come leggere romanzi e letteratura di un certo spessore aumenta le abilità nel capire gli altri e intuire cosa pensino mentre stanno di fronte a noi. E questo funzionerebbe anche se la lettura fosse di pochi minuti. In questa ricerca pubblicata in Science , da Emanuele Castano e David Comer Kidd della New School for Social Research in New York City, si è riscontrato che dopo la lettura di romanzi, al contrario di narrativa più popolare o commerciale o rispetto alla saggistica, le persone ottengono risultati migliori nei test di misurazione dell’empatia, della percezione sociale e dell’intelligenza emotiva.
* Sapere che Castano si sia laureato a Padova, non mi fa certamente più intelligente, ma un po’ orgoglioso della mia Univerità 🙂 Sapere che è a New York, invece… 😉
Apprendimento: leggi Kafka.
Questa è una ricerca di un gruppo di psicologi dell’Università della California di Santa Barbara. Secondo Andrea Estrada, co-autore della ricerca, le opere dello scrittore Franz Kafka sviluppano le strutture cognitive, migliorando nel lettore le capacità di apprendimento. L’opera più consigliata sarebbe il racconto breve “Un medico di campagna”, scritto da Kafka nel 1916. In verità cito la ricerca solo per motivi personali: “America” – unico mio libro di Kafka – giace da anni su ogni mia libreria, resistendo anche al trasloco, ma non sono mai riuscito ad andare oltre a pag. 32.
3. Problem solving e creatività: fai uno stacco impegnando la mente su un altro compito.
Gli psicologi Ap Dijksterhuis e Teun Meurs dell’università di Amsterdam sostengono che, quando si è di fronte ad un problema che non si riesce a risolvere o quando si sta cercando una nuova idea che tarda ad arrivare, invece di incaponirsi o di prendersi semplicemente una pausa, bisognerebbe impegnare per pochi minuti il cervello in qualche attività semplice, ma che richieda attenzione. Basta fissare un piccolo oggetto in movimento casuale, tenere il conto di quante gocce cadono da un rubinetto rotto o impegnarsi in un solitario. Questo dovrebbe permettere di lasciar lavorare in pace la cosiddetta “mente inconscia” senza che quella razionale invada troppo il campo e, come accade spesso dopo averci dormito sopra, al riprendere il problema nuove idee risolutive si paleseranno davanti. (da Wiseman, 59 secondi – pensa poco cambia molto).
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