Perché non sono un costruzionista sociale
by Kenneth Gergen (dicembre 2011)
[Libera e concorde traduzione da qui; è gradito ogni altro contributo o segnalazione]
Questo è l’ultimo di tre interventi su i recenti dialoghi sulla costruzione sociale, il suo significato e le sue possibili declinazioni.
I miei spunti rispondono alla frequente domanda se la persona X sia, o non sia, un costruzionista sociale. Per alcuni di noi, la domanda è se uno sia un “empirista” o un “costruzionista”, un “realista” o un “costruzionista”, un “costruttivista” o un “costruzionista”.
In tutto ciò mi preoccupa l’insinuazione che il costruzionismo sia un sistema di credenze – un insieme di idee – che siano vere o false, buone o cattive, in cui si debba o non debba porre fede.

A mio avviso, vedere il costruzionismo in questo modo non fa percepire alcune drammatiche implicazioni.
L’idea costruzionista contesta il presupposto stesso che le parole possano precisamente o oggettivamente mappare il mondo. Quindi non ha molto senso chiedersi se ogni teoria scientifica, insegnamento religioso o sistema di idee – tra cui anche il costruzionismo sociale – sia fondamentalmente o universalmente VERO o FALSO.
Certo, ci sono verità locali, accordi di vari gruppi di persone in varie situazioni. (Solo se siamo d’accordo, si può dire che sia Ken Gergen l’autore di queste parole).
Come le idee costruzioniste suggeriscono, piuttosto che cercare la verità ultima, le domande importanti riguardano le implicazioni del nostro vivere insieme. Come un dato insieme di idee contribuiscano al benessere umano; chi vantaggiano e svantaggiano; se portino ad una maggiore libertà o maggiori vincoli; se contribuiscano a salvaguardare il pianeta o distruggerlo; e così via. Queste sono ovviamente domande importanti e difficili, ma tanto meglio. Mentre parliamo insieme del mondo creiamo il nostro futuro. Se così fosse, quale futuro vogliamo per il mondo?
Allo stesso modo, non c’è bisogno di chiedere se un’aria d’opera sia vera o falsa, anche se ci si potrebbe interrogare su come l’aria interpreti le vicende umane. Ma avrebbe poco senso chiedersi se sono un “Wagneriano” o un “Verdiano”. Né ha senso dire che “Io sono un costruzionista“, come se avessi abbracciato queste idee come assoluti fondamentali. Nemmeno dire che io sono un empirista, un realista, un costruttivista, un Cristiano o un Musulmano. Piuttosto, si dica che io sono in grado di partecipare a tutti questi modi diversi di intendere il mondo – e soprattutto – senza dover chiedere se essi siano veri. Questa non è una cosa da poco. Per me, una delle conseguenze meravigliose delle idee costruzioniste è che quando si colgono, aprono un mondo intero di possibilità – senza litigare per l’alta vetta della Verità.