
Le metafore servono. Se sono scelte bene.
La “mente” umana è sovente paragonata ad una macchina o ad un oggetto. Anche se magari complesso.
Nei momenti critici ci descriviamo come contenitori di pensieri negativi, con “qualcosa che non va”. Direttamente o indirettamente ci esprimiamo ritenendo che il nostro malessere dipenda da una causa passata, che abbia rovinato la nostra “mente”. Scoprire la causa del nostro star male pare più importante nel cercare il modo di star meglio.
Questo rischia di attribuire la responsabilità della nostra salute psicologica principalmente all’esterno o a momenti nascosti nel nostro passato, allontanandoci dal qui ed ora e descrivendoci inerti rispetto al nostro futuro.
<<Se mescolo un pacchetto di carte da gioco e poi vedo che mescolandole si sono ordinate magnificamentenei quattro colori e dall’uno al re, dico “questo è incredibile”.
Non mi rendo conto che questo ordine è così probabile o improbabile, di qualsiasia altro ordine ottenuto mediante il mescolare le carte da gioco.
Quindi siamo noi con la nostra idea di quello che deve essere “l’ordine” o che sia “logico” che imponiamo un ordine alle cose, che forse non l’hanno per niente.>> Paul Watzlawick
Ecco un video datato, di uno dei più grandi ed eleganti terapeuti: