Paralimpiadi: Paragoni d’Olimpo

Questo video mostra alcuni atleti mentre si preparano per le Paralimpiadi di Londra 2012.
È straordinario, non solo il video, non solo il messaggio, ma che tutto ciò sia possibile.


Incredibile, eh?
Quanta volontà hanno avuto queste persone? Quanta forza interiore? Quanti sacrifici avranno fatto?
Dite la verità: dopo quanto avete fatto il paragone con voi stessi?

Confrontarsi con questi atleti fa pensare alla nostra modestia, alla nostra pigrizia e al nostro lamentarsi.
Vorremmo vedere video come questi ogni giorno per ricordarci che si può migliorare. Sempre. Che c’è sempre possibilità di lottare per i nostri obiettivi, qualunque essi siano. Che è inutile rimpiangere il passato, accusare il mondo o la sfortuna, è possibile, possiamo farcela. Un passo alla volta.

Poi, soddisfatti dell’energia ritrovata, cambiamo canale. Solo pochi minuti e ci metteremo a far quel piccolo passo in direzione di quel nostro obiettivo.
Sappiamo che basta poco alla volta e molta disciplina. E che questa volta sarà diverso. Aspettiamo solo che finisca il programma che stavamo guardando alla tv, oppure solo un ultimo sguardo a Facebook, e poi si inizia.

Perché non si inizia mai?

Qui non abbiamo nemmeno la scusa che si possa offendere gli atleti. Maledetta morale! Non c’è nessuno strapagato, nessuna bella bionda sulle copertine dei giornali. Non riusciamo a dare la colpa all’eroe per rimanere giustificatamente fermi sui binari di una vita che a volte ci va un po’ stretta.

Perché non si inizia mai?

Ah, sì. È colpa di questa società che ci ha addormentato la testa, che ci culla nella noia, ci coltiva la mente. Lo diciamo, lo scriviamo, e siamo già più sereni. Magari non molto, ma basta alzare il volume della tv, accendere la radio, riprendere il mouse… e il treno riparte. Possiamo vedere comodamente i nostri supereroi dal finestrino. Che siano grandi atleti, medici, politi, uomini di fede, artisti… noi rimaniamo seduti nel nostro scompartimento. Alla prossima fermata scendo anch’io – pensiamo. Ma poi troviamo sempre una scusa per risederci. È colpa del treno: lo fanno volutamente troppo comodo.

Allora adesso guardate anche questo dal finestrino:

Quanto carichi siete?
Non è abbastanza.
Lo sappiamo che non è abbastanza. Arrendiamoci all’evidente. Noi non possiamo farlo.

Risediamoci… non ci siamo nemmeno alzati. Continuiamo a pensare a cosa potremmo fare, comodamente seduti. Noi possiamo farlo.

Perché non si inizia mai? Già, perché?

Se non basta, per avvilirsi con storie inutili, si può leggere:

Incidenti: quando la realtà va in frantumi