Cos’è l’ipnosi ericksoniana

Ipnosi ericksoniana - Milton in terapia

Con ipnosi ericksoniana si intende l’approccio teorico e pratico offerto da Milton Erickson all’ipnosi. Questo modello nasce dagli studi e dagli esperimenti del suo autore che, tra gli anni ’20 e ’70 del 1900, riprende una pratica ritenuta oramai a margine del mondo accademico per ridarne credito, non solo come tecnica in sé, ma come vero e proprio modello terapeutico.

La trance ipnotica

Per Erickson lo stato ipnotico implica “la perdita di orientamento nei confronti della realtà esterna e lo stabilirsi di un nuovo orientamento nei confronti di una realtà astratta” Milton Erickson (Initial Experiments Investigating the Nature of Hypnosis, in American Journal Clinical Hypnosis, 1964, 7, pp. 152-162).

L’ipnosi ericksoniana, all’interno di un contesto scientifico e di sperimentazione continua, perde l’aspetto spettacolare e manipolatorio che caratterizzava la vecchia ipnosi, per restituire potere alla persona, alle sue risorse e alla relazione con l’ipnoterapeuta.

L’ipnotista perde il suo ruolo autoritario per adattare il proprio lavoro alla persona, che viene intesa come attiva, partecipe e dotata di risorse e abilità autoipnotiche.

Il rapporto diventa così un legame intenso e di profonda collaborazione, in cui l’ipnoterapeuta – esperto del metodo – aiuta la persona ad osservarsi e riconoscersi per le capacità e peculiarità che le sono proprie, tra cui, appunto, la capacità di entrare in trance.

Osservazione ipnotica come ascolto e accoglienza

L’osservazione, che nei lavori di Erickson è sviluppata al limite della maniacalità, è fondamentale nella relazione terapeutica, non solo per permettere all’ipnotista di cogliere i piccoli indizi inconsci da minimi movimenti o micro-espressioni, ma per far sentire la persona completamente avvolta da un contesto di cura e attenzione. In tale contesto, attraverso gli occhi dell’ipnoterapeuta, la persona impara ad osservare se stessa con la stessa intensità e interesse.

L’ipnosi ericksoniana e l’approccio naturalistico

Milton Erickson non definisce la modalità di ipnosi da lui proposta come la “propria” ipnosi (quindi usando il suo nome). Non credo lo facesse per modestia, ma preferisse definirla naturalistica per sottolineare il proprio modo di intendere la trance ipnotica, l’induzione della trance e il rapporto con il paziente.

Approccio naturale significa l’accettazione della situazione che si incontra e la sua utilizzazione, senza tentare di ristrutturarla da un punto di vista psicologico. Quando lo si usa, il comportamento che il paziente presenta diventa un preciso aiuto e una parte effettiva nell’induzione della trance, invece di un probabile impedimento.” Milton Erickson (American Journal Clinical Hypnosis, 1958, 1: 3-8).

Il concetto stesso di trance o stato ipnotico viene considerato un aspetto assolutamente normale della vita quotidiana delle persone. Persone, che nella loro unicità necessitano di una terapia unica non vincolata da protocolli standardizzati e diagnosi vincolanti.

Il rispetto della persona: l’utilizzazione

Nell’ipnosi ericksoniana o naturalistica non vi sono soggetti resistenti, ma solo particolari modi di entrare in trance. Sparendo l’idea stessa di manipolazione o di potere da parte del terapeuta, l’induzione di uno stato di ipnosi non diviene altro che il favorire e approfondire uno stato di alterazione di coscienza che normalmente la persona già sperimenta durante momenti quotidiani.

In tale stato ipnotico avverrà la terapia che, coerentemente con la modalità di induzione, si adatterà alle necessità che si paleseranno istante dopo istante nella trance del paziente.

“Una delle considerazioni più importanti quando si induce l’ipnosi è quella di andare incontro in maniera adeguata al paziente come personalità e di rispondere ai suoi bisogni come individuo. Si cerca troppo spesso di adattare il paziente ad una tecnica formale di suggestione, invece di adattare la tecnica al paziente, secondo la sua situazione personale del momento.” Milton Erickson (American Journal Clinical Hypnosis, 1958, 1: 3-8).

L’approccio di utilizzazione nell’ipnosi ericksoniana: psicologia umanistica e valenza pragmatica

Il problema riportato e le difficoltà raccontate sono parte della persona e, in quanto tali, accolte e onorate. Tale scelta non è solo una modalità umanistica dalle radici empatiche, ma è una modalità pragmatica che aiuta nel concreto a raggiungere risultati più velocemente e allo stesso tempo coerenti con l’intera complessità della persona.

“Il valore di questo tipo di tecnica di utilizzazione è basato sulla dimostrazione efficace al paziente che egli è completamente accettabile e che il terapeuta può trattarlo in maniera efficace nonostante il suo comportamento. La tecnica si adatta ai bisogni attuali del paziente e insieme utilizza come parte essenziale del procedimento di induzione proprio quel comportamento da cui il paziente è dominato.” Milton Erickson (American Journal Clinical Hypnosis, 1958, 1: 3-8 | in Opere vol I p.220).

Come funziona l’ipnosi ericksoniana

L’ipnosi ericksoniana si distingue nettamente dall’idea che generalmente si ha dell’ipnosi (e che oramai raramente si ritrova negli studi degli psicoterapeuti). Rimane certamente la particolarità dell’esperienza ipnotica che può produrre effetti di sicuro impatto (es: da una semplice vivida immaginazione, fino alla catalessia, amnesia, anestesia, levitazione di arti, recupero di ricordi o alterazioni repentine della percezione dello spazio e del tempo), ma tale spettacolarità è secondaria rispetto agli scopi della terapia e al benessere dell’intera persona.

L’esperienza di riassociazione e riorganizzazione

Il colloquio e il percorso terapeutico si basano proprio sull’assunto che la complessità umana non possa essere oggetto di un’operazione chirurgica. Ciò significa che inutile, se non altamente dannoso, sarebbe mandare in trance una persona e suggestionarla che il problema sia sparito. Il problema, infatti, fa parte di una rete di significati e di modi di intendersi della persona stessa, anche ammettendo l’assurdità di poter estirpare un disagio psicologico con la forza suggestiva di un ipnotista, tale mossa andrebbe a recidere importanti connessioni  del mondo interno della persona che magari usavano il problema per altri scopi utili.

“Certo, la suggestione diretta può provocare l’alterazione del comportamento del paziente e la guarigione almeno temporanea del sintomo. Ma questa ‘guarigione’ è una semplice risposta alla suggestione e non comporta quella riassociazione e riorganizzazione di idee, modi di vedere e ricordi, che sono essenziali per la vera guarigione. È questa esperienza di riassociazione e riorganizzazione della propria vita esperienziale a produrre infine la guarigione, non la manifestazione del comportamento responsivo che, nel migliore dei casi, può soddisfare soltanto l’osservatore.” (Milton Erickson, 1948, Hypnotic Psychotherapy, in The Medical Clinics of North America, 5, pp. 571-583)

Ogni passo di una terapia ipnotica ericksoniana viene cucito su misura sulla persona: non sul problema, cioè sulla diagnosi, ma sull’insieme delle sue personali caratteristiche che prendono forma e si esprimono in quell’esatto momento di fronte al terapeuta.

Il dialogo ipnotico naturalistico

Nell’ipnosi ericksoniana il colloquio può avere momenti di normale dialogo e momenti formali di induzione ipnotica, ma sarà spesso caratterizzato da continue oscillazioni tra vari stati di coscienza, indotti direttamente, ma ancor più indirettamente dal terapeuta, allo scopo di creare e mantenere un contesto generativo e associativo tra la situazione problematica riportata e altri possibili aspetti e strumenti fino a prima non considerati.
Il cambiamento – o la guarigione se preferite – si raggiunge sempre in modo consapevole, ma non per forza tale consapevolezza e chiarezza si trasferiranno a quella che viene definita coscienza ordinaria. Cioè la riorganizzazione che porta alla guarigione avviene (solitamente) in uno stato di trance, cioè in uno stato di coscienza non ordinario. E nel momento in cui ciò avviene, la persona ne ha chiaramente consapevolezza, ma è possibile che al risveglio della trance la persona percepisca solo l’effetto benefico del cambiamento, senza essere consapevole delle ragioni per cui esso sia avvenuto.
Altre volte il dialogo si baserà su un doppio binario e, mentre la persona sarà attenta a ciò che appare una normale conversazione, il terapeuta e l’inconscio del paziente staranno dialogando per raggiungere l’obiettivo terapeutico.
Quest’ultimo paragrafo, scritto sempre in forma divulgativa, vuole quindi sottolineare come la naturalezza e la rispettosità dell’ipnosi ericksoniana necessitino comunque molte competenze sofisticate e di difficile gestione, che fanno di tale approccio all’ipnosi una delle forme di relazione di più alta eleganza sia in termini estetici che di efficacia.


Interessato o interessata all’ipnosi ericksoniana?

Sono uno psicoterapeuta con un master in Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana, socio della Società Italiana Ipnosi, tutor del Master in Ipnosi Ericksoniana di Padova, redattore della rivista Ipnosi edita da FrancoAngeli… Insomma il mondo dell’ipnosi mi affascina molto e mi piace molto parlarne per contribuire a farne percepire le enormi potenzialità. Sapevi che una ricerca la indica come la più efficace tra le psicoterapie?
Fammi pure le tue domande, mi aiuteranno nel mio mestiere di psicoterapeuta e docente.

Ho formulato un mio protocollo ipnotico (che essendo ericksoniano è più un canovaccio) per smettere di fumare in un solo incontro, ne ho elaborando un altro applicato al dimagrimento, ma uso l’ipnosi in tutte le aree della clinica e anche in contesti aziendali e sportivi. Se vuoi saperne di più trovi un breve sunto del mio approccio all’ipnosi in questo articolo.

Altrimenti scrivimi e ne parliamo.
Un caro saluto.
Luca Bidogia