Ipnosi ed autoipnosi

scuola ipnosi

Sono al Master di Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana di Roma. Alla fine di una lezione su “Osservazione e induzione in campo ipnotico“, avvicino la docente.
È la dott.ssa Stübner che, come molti ericksoniani, ha la capacità di riempire i luoghi con la sua presenza. Una presenza pacata e acuta, accogliente e solida. La dott.ssa Stubner è una tedesca alta e longilinea, dai capelli rossi, che da 30 anni vive e lavora a Roma. Una professionista che ha contribuito a portare in Italia il modello di Milton Erickson, con una cultura vastissima e che durante la lezione gioca un po’ a farci da insegnante saggia e arguta.
Mi ha colpito principalmente per l’espressioni del volto: quello strizzare gli occhi dietro un paio di occhiali leggeri, come a vederci meglio, come a cercar di mettere a fuoco e a far capire l’importanza dei dettagli.
L’accuratezza dell’osservazione è la conseguenza del grande rispetto verso la persona, tipico dell’approccio ericksoniano. E questo nella lezione della Stubner l’abbiamo percepito chiaro e denso.

“Ciò che sei è così importante per me, che cerco di coglierne ogni dettaglio”.

Nella relazione che si genera, la persona si sente naturalmente accolta e valorizzata. Ed implicitamente viene invitata a considerare se stessa così importante e a dare altrettanta importanza alla relazione stessa.
Mentre la ascolto, penso che le persone dovrebbero almeno sapere cosa sia l’ipnosi e che poco ha a che fare con lo stereotipo di maghi e manipolazioni che si vedono nei film.
Dato che le ultime ore della due giorni di formazione hanno coinvolto l’argomento dell’autoipnosi, ho pensato fosse l’occasione per chiedere ad una professionista con decine d’anni di esperienza, qualche parola in più.
Esperienza che potrebbe tornare utile per arricchire anche MeLab (il corso di miglioramento che conduco) di qualche esercizio in più.
Prendo quindi il cellulare e, mentre gli altri colleghi escono dall’aula intervisto la dott.ssa Stübner al volo. E lei – al volo – accetta 😉

Intervista ad Brigitte Stübner: cos’è l’ipnosi?

Autoipnosi
Brigitte Stübner
Psicologa – Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Psicoterapeuta Ipnosi Ericksoniana
Didatta- Supervisore S.I.I.P.E
Psicologa Scolastica DSR

Partiamo così, come descriveresti l’ipnosi ad una persona comune che non ne sa proprio nulla?
Bene. Tutte le persone sanno che noi utilizziamo soltanto una parte del nostro cervello e tutti pensano: “Ah, come saremmo molto più bravi, se potessimo usare tutte le sue capacità”. Ecco l’ipnosi è una nostra capacità naturale che noi utilizziamo per essere, in qualche modo, più noi stessi, più a contatto con le nostre capacità, le nostre memorie e le nostre energie. E questo si può stimolare utilizzando certi metodi.

C’è la necessità che ci sia un esperto di ipnosi per accedere a questi stati?

Guarda, questi stati sono naturali. Vi sono delle persone che li sanno già utilizzare naturalmente e in maniera spontanea. Chi ama corre sa che entra in un momento in cui si sta benissimo, o chi suona la fisarmonica conosce questa esperienza di benessere, o chi lavora la maglia può avere questi momenti in cui è distaccato da tutti i problemi e sentirsi proprio se stesso. Poi ci sono delle persone che purtroppo qualche volta perdono il contatto con queste proprie capacità, allora questo è il caso in cui sarebbe utile avere uno specialista che ti ri-insegna qualcosa che tu sai già fare.
Come quando ci sono delle persone che perdono il sonno. Ecco, tutti noi sappiamo dormire, ma qualche volta perdiamo questa capacità e allora lì invece di ricorrere a tanti farmaci o tante cose che aumentano il problema invece di diminuirlo, sarebbe utile avere qualcuno che ci rimette in contatto con queste capacità naturali.

Uno specialista che ci ri-insegna: questo me lo porto a casa.

Ci ri-insegna o che ci ri-mette in questa capacità di ritrovare qualcosa che è andato perso.

Invece da un punto di vista professionale, come è arrivata alla scelta dell’ipnosi?

Ci sono arrivata come tutti noi qua dentro (i fondatori della Società Italiana Psicoterapia Ericksoniana) attraverso la psicoterapia relazionale-familiare dove abbiamo iniziato a studiare sistematicamente le modalità di cambiamento e, a un certo momento, abbiamo visto che i grandi terapeuti familiari come Haley, per esempio, erano tutti in contatto in un qualche maniera con questa persona, con questo guaritore americano: Milton Erickson. Allora siamo andati alla ricerca di questa figura. Molti grandi terapeuti familiari europei erano già in contatto ed erano stati ai seminari di Erickson a Phoenix in Arizona. Diciamo che le radici della terapia familiare e dell’ipnosi son le stesse.

È stato quindi un ritorno alle origini?

Sì, come dire, è stato un concentrarsi sempre di più sulle possibilità di cambiamento e un sempre maggiore focalizzazione sulle capacità naturali della persona e anche delle famiglie. Questo passa attraverso l’idea dell’omeostasi, attraverso le idee che abbiamo sviluppato nel costruttivismo, dove sappiamo che il cambiamento è possibile soltanto dall’interno, non c’è una possibilità di stimolare un cambiamento dall’esterno. Possiamo fare in maniera di creare un contesto in cui il cambiamento sia possibile.

Esercizio di autoipnosi

Ora le chiedo un consiglio. Il web è pieno zeppo di consigli. Abbiamo parlato di autoipnosi: possiamo dare un suggerimento per sperimentare questi momenti di ipnosi?

Prova a trovare un momento che conosci già in cui ti senti veramente in pace con te stesso. C’è un’attività? L’ascolto della musica? Un’attività sportiva? In cui veramente senti di essere libero, di essere in contatto con l’essenza profonda di te stesso. Questo è un momento di trance naturale.

E questo potrebbe essere ricercato ogni giorno?

Certo. Potresti ricercalo ogni giorno. Potresti trovare una tua modalità per entrare e rientrare in questo stato di coscienza e utilizzarlo in altri momenti e per i tuoi obiettivi.

Considerazioni

Tutto qui? Sì.
Potrebbe sembrare banale, ma trovare “un momento in cui senti veramente di essere in contatto con l’essenza profonda di te stesso”, implica sensibilità e attenzione verso di sé, tanto da avere almeno un’idea di come dovrebbe essere la nostra essenza profonda. Soprattutto, “l’esercizio” ci fa evidenziare e scegliere un’attività che già conosciamo. Ci invita ad ampliare le sensazioni e le percezioni durante quella attività e ce ne fa scoprire le potenzialità.

L’autoipnosi è ovviamente molto di più di questo, ma chi la pratica da tempo, sa che dedicare 20 minuti al giorno all’autoipnosi avulsi dalla propria vita (così come per la meditazione o per la mindfullness) è solo la prima parte del percorso. Percorso che non deve rintanarci in palestre, studi o dōji, ma ri-metterci in contatto con la vita. Qualsiasi sfumatura poi le si voglia dare.