Si dice che siamo tutti delle mezze mele alla ricerca della nostra altra metà. Romantico, no?

un problema di coppia è vedersi come un'unica mela

Il rischio di questa metafora è di natura logica. Cioè, se esiste SOLO un’altra nostra metà in tutto l’universo “Vuoi vedere che tra tutte le coppie, quella che vive il vero amore siamo noi due che ci conosciamo dalle elementari??!”.

Nell’improbabile riuscita di tale ricerca risiede l’unicità dell’amore di coppia. Unicità appunto: l’amore è cosa rara, se vera e profonda.

Ovviamente, così siamo destinati al dubbio e all’eterna insoddisfazione. Guardiamo il nostro compagno (o compagna) di questo pezzo di vita e ci diciamo “Ma…che sia la metà giusta?” oppure “Ma tra tutte…proprio quella bacata mi doveva capitare?” 🙂

Il pericolo più grande, invece, è proprio quello di trovare la metà giusta. E credere che la ricerca sia finita: “Wow, sono completa! Una mela perfetta!”… E allora? Adesso che si fa? O santo cielo che noia… sono una coppia in crisi?

E’ naturale che se l’immagine è quella di due mezze mele unite nel cellofan nel frigo… la cosa durerà poco.
Vedremo lentamente l’altra metà appassire assieme a noi e ci chiederemo se Platone avesse ragione.

Sì, Platone, perché si imputa a lui l’idea delle due mezze mele, forse semplificando un pezzo dei massimi testi della filosofia greca: il Simposio.
Leggetelo. (Si dice che una volta qualcuno citandone un pezzo abbia avuto un caffè offerto da una barista della stazione di Lamezia Terme! 🙂 ). Oppure ascoltatevi questo intervento di Cacciari (tutte e 3 le parti).

L’idea di Platone, semplificata nella metafora delle due mele, passa prima per

il mito di Aristofane (ovvero la metà di una coppia)

Un tempo gli esseri umani erano dotati di due teste, quattro braccia e quattro gambe e, soprattutto, di grande potenza e ambizione. Per questo, un giorno, decisero di scalare l’Olimpo e spodestare gli Dei.
Zeus, adirato, allora li divise a metà per dimezzarne le forze e renderli più malleabili.
Gli esseri umani tagliati in duetentavano disperatamente di riunirsi con la propria parte mancante, ma, una volta fatto, restavano immobili abbracciati morendo di fame a causa del terrore che con il muoversi si sarebbero potuti staccare nuovamente.
Allora Zeus intervenne affinché gli esseri umani nell’unione potessero riprodursi e, perché si amassero, fece in modo che Eros (Amore) li spingesse sempre alla ricerca dell’antica interezza.

Da qui, l’idea che Eros o Amore, sia quella ricerca di completezza. Ma il suo compito non si esaurisce qui.

La coppia: due linee, una strada

L’essere intero aveva desideri, obiettivi e una natura forte e ambiziosa.
Non eravamo esseri immobili a terra. Siamo stati divisi a metà, mentre stavamo scalando l’Olimpo e sfidando gli Dei.
E’ questa tendenza al divino, senza mai raggiungerlo che è la chiave della coppia. Questo voler tendere alla perfezione, alla vetta.

L’amore non è la vetta dell’Olimpo, l’amore è il tentare e cadere. E’ rialzarsi e sentirsi tagliati in due. E’ riunirsi e unirsi: non per stare e perire, ma per rialzarsi e procedere.
Fissare obiettivi, avere delle mete, guardarsi negli occhi solo per intendersi e poi guardare in alto, oltre al limite del singolo. E procedere. E ricadere.

Eros è l’abbondanza di strumenti e l’assenza di sapere, è una continua ricerca, è una strada che ricerca continuamente il suo punto d’arrivo.

Ecco, forse siamo alla ricerca della nostra meta, non della nostra metà. Trovato il compagno di viaggio, ci si sceglie in base alla voglia e alla modalità di scalare il nostro Olimpo.

Non ci  si  veda come una mezza mela appassita.

Forse è utile vedersi come una linea che sta tracciando un percorso e perché tale percorso sia una strada necessitiamo e vogliamo un’altra linea accanto.

Due linee, una strada.

Due metà che non si incontrano, ma si uniscono nel lor procedere verso una meta. Crescendo, migliorando, sbagliando e sfidando ancor un po’ gli Dei.