La Sindrome della “MADRE STRESSATA”
Sebbene gli ultimi studi affermino che ne soffra sempre più anche la popolazione maschile, solitamente, il soggetto colpito dalla “Sindrome della Madre Stressata” è una donna.
Nel 90% del tempo il soggetto si presenta come se le fosse appena morto il pesce rosso. Pallida, poco trucco e con la pelle delicatissima. Nel 34% dei casi c’è una forte correlazione con “il morbo dell’occhio saettante” (tipica caratteristica di espressione sorridente, ma con occhi iniettati di sangue, spasmi dei muscoli orbicolari e micro movimenti delle pupille che tracciano nell’aria la frase: “Non rompermi. Dammi ragione. O ti uccido”).
Il 62% di chi soffre di questa sindrome, convive con i soggetti che soffrono della sindrome del “Padre che saprebbe, ma non fa” (quindi solo spettatori giudicanti), avendo così ancor più campo libero per esprimere la propria convinzione di non essere all’altezza e di essere l’unica a doversi occupare del figlio.

Il soggetto che soffre della sindrome della “Madre Stressata” è volubile nei comportamenti e costante nella estrema sicurezza di definirsi: insicura, incapace, ma l’unica a doversi e potersi occupare realmente dei figli.
In cuor suo, in un angolo profondo e nascosto, ritiene che suo figlio sia un Pit Bull travestito da essere umano, oppure una spia sovietica nana mandata da una società segreta che abbia l’obiettivo di preparare lei – la madre – ad una missione impossibile (l’educazione del figlio sarebbe quindi una prova o un addestramento a tale missione).
A volte il soggetto ritiene che anche i vicini di casa pensino male di suo figlio, allora fa del camouflage: allestisce un musical in giardino, in cui vari attori di Hollywood decantano la bontà e la simpatia del figlio, che in fondo, “è solo un po’ vivace”.
9 volte su 10, il musical viene interrotto dal figlio che si lancia a mo’ di Tarzan da una piantana all’altra dei fari a lato del palco, appeso ad un cavo dell’alta tensione.
Non è una richiesta d’aiuto, è sfogarsi per poi riprendersi
Il soggetto che soffre della sindrome della “Madre Stressata”, nei momenti di disperazione chiede aiuto ad un’amica alla volta, dicendo “Dimmi tu, io non so più cosa fare… ho sbagliato tutto…”.
Ma attenzione! Questa è la modalità cardine del disturbo, che NON bisogna intendere come una vera richiesta d’aiuto, ma come necessità di catalessi.
Per lo stress accumulato, infatti, il soggetto necessita di un momento di assoluto black-out, in cui spegnere il cervello.
La “procedura di riavvio del sistema” inizia con un messaggio in codice che la “Madre stressata” apparentemente dice all’interlocutore, invece dà a se stessa. Solitamente è la frase: “Dammi un consiglio tu, io non so più cosa fare”, dopodiché inizierà a sbarrare gli occhi e ondeggiare leggermente la testa come se stesse ascoltando qualcosa di cruciale: è in pieno riavvio del sistema. E’ la necessaria catalessi.
Dopo 15 minuti in cui l’interlocutore (amica o sorella che sia) risponde pacatamente alla finta richiesta d’aiuto, elencando 10 o più alternative per l’educazione dei figli, la “Madre Stressata” si sveglia dalla catalessi e manifesta il suo ritorno al pieno funzionamento con: “Sì, sì, grazie. MA guarda io le ho provate tutte, ci vorrebbe Gesù Cristo” e chiude con una bella risata.
Diagnosi differenziale: è malata o è solo un periodo?
Per valutare se un soggetto soffra della sindrome della “Madre Stressata” o attraversi un normale periodo di preoccupazione, si possono attuare due test veloci e un esperimento:
- Test 1. verificare che il soggetto non dia del cibo per cani al figlio o lo addestri al “riporto”, credendolo un Pit Bull.
- Test 2. verificare che il soggetto non leghi il figlio di 11 mesi ad una sedia in una stanza buia, lo guardi fisso negli occhi e puntandogli una lampada in viso gli dica “Abbiamo capito chi sei, giù la maschera! Agente Tronviskij!”
PS: pillole strategiche (ovvero) Esperimento di auto-valutazione
Ecco cosa fare per sapere se si soffre di questa sindrome.
Passare il sabato pomeriggio con il proprio figlio, possibilmente all’aperto, facendo una delle tante attività fatte in passato e che sapete piacciano ad entrambi.
Tornare a casa alle 18.00. Farsi una doccia, vestirsi, prepararsi, truccarsi e uscire alle 19.30 per una serata con le amiche, guardando il proprio marito dicendo:
“Ciao amore, COME SAI, stasera esco. Ne ho proprio voglia! Ma vedrai che avrò anche voglia di tornare il prima possibile da te! Vedi tu cosa fare col piccolo: puoi scongelare una pizza e guardarti la TV, oppure potreste cucinare qualcosa assieme e poi inventarvi un gioco… Mandami un sms se non sai come scongelare la pizza :)”.
Dare un bacio a marito e figlio e uscire con le amiche.
Alle 22.00 inviare un sms al marito con una propria foto che gli fa le linguacce con scritto “Vi voglio bene, arrivo verso mezzanotte e mezza”.
Tornare a casa alle 24.00 (in anticipo).
Non avete la sindrome se tornando a casa:
- Vostro marito sta dormendo in divano, vostro figlio è a letto o in divano con il padre. La tavola è apparecchiata e i piatti sono ancora da lavare.
- Vostro marito e i suoi amici nascondono velocemente le carte da poker, si alzano in piedi e come un sol uomo dicono “Il bimbo ci ha battuto a Inventa una storia, Monopoli, Nascondino e a PES 2013… poi abbiamo giocato alla staffetta 4×100, noi 4 contro lui da solo… ha vinto lo stesso, ma poi si è addormentato. Ora stiamo vedendo se almeno uno di noi riesce a portare a casa sana e salva la propria virilità!”
Avete la sindrome se tornando:
- Trovate vostro marito che sta dialogando con gli operatori della Croce Verde per provvedere al vostro ricovero, dicendo tra le lacrime “Non l’ho mai vista così, credo si droghi”.
- Trovate vostro marito tumefatto, imbavagliato e legato alla sedia, mentre vostro figlio sta affilando i coltelli come nella scena delle Iene di Tarantino.
Corollario: la sindrome dell’AMICA della madre stressata
Soffri di questa malattia se:
- quando arriva la tua amica “madre stressata” la ascolti preoccupata come se tutto fosse vero e poi cerchi su Google “Addestramento a missioni speciali con spie mascherate da bambini”;
- quando la tua amica non c’è, tu continui a parlare di suo figlio alle altre vostre amiche;
- quando prendi la tua amica, le dici che la vuoi portare fuori per l’aperitivo, invece le dai una botta in testa, la leghi, suoni il campanello dello studio di uno psicologo e la abbandoni all’ingresso sgommando via.
Non soffri di questa malattia se:
- ridi;
- capisci, annuisci e fai la faccia preoccupata, mentre ordini un altro spritz;
- sei il capo dell’agente segreto russo che si spaccia per il figlio della tua amica.