Ho letto un bellissimo articolo di Federico Taddia su La Stampa: “M come Missione”. Mi ha richiamato alla mente alcune riflessioni su diritto alla sessualità e disabilità, cultura e Servizi.
Eccola la Iole. Fianchi larghi, sigaretta perennemente accesa, la camminata stanca dei suoi 80 anni, […] ma nel «detto non detto» di paese e nel passaparola tra le chiacchiere di piazza e parrocchia, tutti sanno il suo segreto. La sua missione. «Sì, per me è sempre stata una missione, e me ne sono fregata tutta la vita del giudizio degli altri: era il modo per fare del bene agli ultimi, e loro erano gli ultimi». Ha gli occhi fieri e penetranti mentre confessa la sua missione: donare attimi di piacere a ragazzi disabili desiderosi di appagare le proprie pulsioni sessuali.
Le nostre paure e i nostri imbarazzi sono abili nel togliere i diritti agli altri. Ho lavorato in una Casa di Riposo per 6 anni, di cui 2 come
Responsabile Socio Sanitario. Essendomi occupato principalmente di soluzioni a devianze comportamentali e progettualità dei contesti organizzativi per il benessere degli ospiti, spesso vengo ancora chiamato per consulenze e momenti di formazione in strutture assistenziali.
Che fare con la sessualità dottore?
La risposta non si può esaurire nell’indicazione dal dare all’operatore che ha a che fare con l’erezione di un ospite durante il bagno, o con le esperte capacità di seduzione di una signora 80enne, o con la vista di scambi affettuosi e passionali tra due ospiti.
Non si può delegare all’operatore una scelta che dev’essere quantomeno dirigenziale.
Fare sesso ad una certa età è sbagliato? Fare sesso con una certa patologia fisica è sbagliato? Fare sesso con un qualche handicap è sbagliato?
No. Lo diciamo tutti. Ma poi perché allora non si strutturano momenti idonei alla sessualità nelle Residenze per Anziani? O in altri contesti residenziali? Perché tale “diritto” non è salvaguardato?
Perché il desiderio sessuale di un anziano con demenza o di un giovane disabile, sebbene possa essere giudicato teoricamente corretto, poi non deve essere soddisfatto? Perché vi sono equipé intere che si trovano per fare in modo di “distrarre dal pensiero fisso”, “contenere la disinibizione”, “controllare il comportamento”, “sfogare in altro modo”?
Nell’articolo (stupendo, continuerò a dirlo) di Taddia la Iole si occupava di giovani e uomini che chiedevano e volevano delle attenzioni sessuali ed intime. Siamo sicuri che la barriera fosse la malattia o l’handicap?
Ecco a voi la Storia di un’altra Iole. Danese questa volta. In una nazione dove si parla da anni di “pornoterapia” e “assistenza sessuale per anziani e portatori di handicap” questa Iole, si chiama Bettina ed è riconosciuta non solo socialmente. Andate direttamente al min. 15 e 20 sec. e godetevi la storia.
diritto alla sessualità [clicca per il video]
Il video è tutto interessante. Avete visto anche dal min. 21 e 55 sec? 🙂
Approfondimenti
Maximiliano Ulivieri se ne occupa sul web da un po’, in questo sito esplicitamente: lovegiver.it